Cattedrale
Cattedrale
L’odierna Cattedrale è costruita su una prima chiesa edificata su progetto del mastro Giovanni Borri a partire dal 1402 come voto fatto alla Madonna di Oropa per la scampata pestilenza del 1399. Entrando nella porta di sinistra della chiesa si trova murata la lapide in pietra verde che riporta i dati della fondazione. Diviene chiesa cattedrale nel 1772 quando Biella diviene sede vescovile.
Nell’Ottocento si provvede alla costruzione della facciata e di un ampio porticato, opera dell’architetto biellese Felice Marandono, che propose una architettura eclettica attraverso l’utilizzo del linguaggio neogotico arricchito con elementi neoclassici.
All’interno il carattere decorativo neogotico della cattedrale è dovuto a importanti lavori di ristrutturazione generale della chiesa, avviati dal Capitolo dei Canonici a partire dal 1773. Sotto la guida di Ignazio Giulio prima e Nicola Mariniano Tarino alla fine del Settecento la chiesa venne ampliata con le due navate laterali, varie cappelle nelle navate e nel transetto, la costruzione della sacrestia e dell’aula capitolare. A partire dal 1784 venne realizzata, con la tecnica del trompe- l'œil che simula colonnine, stucchi e decorazioni in rilievo, la decorazione della chiesa. Si segnalano le decorazioni con finte prospettive nell’abside opera di Giovannino Galliari e Pietro Fea.
All’interno si segnala: la pietra di fondazione all’ingresso di sinistra. Sopra la porta centrale d’ingresso, al centro della controfacciata, in una ricca cornice trompe l'oeil, un affresco raffigurante il martirio di Santo Stefano opera di Francesco Gonin.
Tra le cappelle di sinistra nella prima, dedicata ai Vescovi, la pala sull’altare con S. Carlo Borromeo è opera di Carlo Francesco Cogrosso, in quella dedicata alla Madonna d’Oropa ha interessanti vetrate a colori rappresentanti santi.
In fondo alla navata di destra, nel sacello di S. Stefano, si trova la statua del santo patrono della Città di Biella e una serie di affreschi del XIV sec., che rappresentano i santi patroni delle Corporazioni biellesi, fra cui la Beata Panacea protettrice delle filatrici.
Nel transetto di destra è la cappella del SS.Sacramento con altare in marmi policromi del 1837 e l’affresco raffigurante la Crocifissione del pittore Luigi Vacca, nel transetto di sinistra la Cappella della Epifania l’affresco sull’altare maggiore con l’Adorazione dei magi (1838) è opera del pittore torinese Francesco Gonin.
L’altare maggiore proviene dal Santuario di Crea e venne portato nel Duomo nel 1772 e la balaustra in marmi policromi dalla demolita chiesa di Santo Stefano; gli stalli del coro sono risalenti al 1736-1737 e scolpiti da Giovanni Argentero di Andorno; l’affresco di fondo (1784) è opera di Carlo Francesco Cogrosso, raffigurante l’Assunta, mentre la decorazione dell’abside a finta galleria a sinistra è eseguita da Giovannino Galliari nel 1784.
Nell’area del coro si segnala che le due balconate delle tribune dell’organo in alto sono formate da dossali del coro quattrocenteschi, provenienti dalla vicina chiesa di Santo Stefano, che nel 1872 in occasione della sua demolizione sono stati ricollocati in Cattedrale con un nuovo utilizzo.
L’organo è stato costruito nel 1860 da Camillo Guglielmo Bianchi e oggetto di interventi conservativi nel 2005 e 2013. Ha 61 registri e due tastiere.
Da segnalare il pulpito scolpito in legno di noce per opera di Gaspare Antonio Tempia (fine Seicento): nella base tre angeli e una serie di motivi floreali e cherubini sorreggono la tribuna poligonale con sei pannelli che rappresentano al centro l’Assunzione, ai lati la Nascita della Madonna, l’Annunciazione, la Nascita di Cristo, la fuga in Egitto e la Dormitio Mariae.
L’intera chiesa è stata soggetta di un ampio restauro dal 2010 per quasi tre anni per il recupero delle decorazioni.
Facciata e portico
L’ampio porticato neogotico della Cattedrale risale al 1825 su progetto dell’arch. Felice Marandono, realizzato dal maestro Mosca del Vandorno, sotto la direzione degli architetti Pietro Beltramo e Gaspare Maggia.
I capitelli, secondo Lebole, hanno “un nonché di gusto egizio”, che in effetti crea un insieme arabeggiante alquanto astruso nel contesto generale.
Il Comune pretese che sulla facciata e all’interno della chiesa fosse presente lo stemma parrocchiale. Sulla facciata si trova con facilità, andate ora a cercarlo all’interno della cattedrale.
Pietra di fondazione
L’ampio porticato neogotico della Cattedrale risale al 1825 su progetto dell’arch. Felice Marandono, realizzato dal maestro Mosca del Vandorno, sotto la direzione degli architetti Pietro Beltramo e Gaspare Maggia.
I capitelli, secondo Lebole, hanno “un nonché di gusto egizio”, che in effetti crea un insieme arabeggiante alquanto astruso nel contesto generale.
Il Comune pretese che sulla facciata e all’interno della chiesa fosse presente lo stemma parrocchiale. Sulla facciata si trova con facilità, andate ora a cercarlo all’interno della cattedrale.
Cantoria
Un importante testimonianza della antica chiesa di Santo Stefano è la cantoria ora presente nella Cattedrale, composta di 14 pannelli in noce decorati, intagliati e raffiguranti figure, piante, animali e un teschio sopra un arco a tutto sesto con decoro tardogotico traforato.
Sono stati riutilizzati nella Cattedrale dal 1772 come è avvenuto per altri elementi quali mensoline in pietra e capitelli. Ispirati nei temi all’antico Tacuina Sanitatis, secondo lo storico della chiesa biellese Delmo Lebole sono opere del pavese Baldino da Surso presente a Biella nel 1468 e poi completate da Dominicus De Ducha.
Pulpito
Il pulpito con la sua tribuna poligonale ha sei pannelli divisi da cascate di frutta e fiori che pendono dalla testa dei cherubini.
Al centro è l’Assunzione della Madonna, titolare della chiesa e ai lati la nascita, l’annunciazione, la nascita di Cristo, la fuga in Egitto, la Dormitio Virginis. Il cielo che copre il pulpito è ornato con festoni simili al pulpito della parrocchiale di Bianzè. Forse è stato scolpito negli anni 1687-1692 poiché non viene mai citato nelle Visite pastorali di anni precedenti, opera dello scultore Gaspare Antonio Tempia di Mortigliengo, intagliatore nato nel 1648. Per la finezza dell’intaglio e nei particolari ornamentali è uno dei più interessanti pulpiti barocchi del Biellese.